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AVVENTURA AFRICANA
Posted 13 Settembre 2011
Grazie a tutti coloro che come Guendalina, e sono TANTI, in questo mondo di egoismo, in silenzio e senza clamore, fanno qualcosa di importante per chi ha bisogno.............
Guendy, sei come una figlia per me e sono davvero orgogliosa di te.....
Riporto sotto il bellissimo racconto che Guendalina ha fatto della sua esperienza in Africa.....
Per chi vuole mettersi in contatto con Guendalina, e dare il proprio aiuto ................. guendalina.anzolin@gmail.com
Heather
Cosa pensate se vi dico Africa? Purtroppo per lo piu’ credo che si
pensi alle malattie, al caldo, alla poverta’ tralasciando invece i sorrisi, gli
sguardi, il calore umano che sa emanare la splendida “Terra nera”. La mia esperienza in
Africa si chiama Ghana o ancor meglio Royal Seed Home. E sebbene non sia royal
nel vero senso del termine, penso che sia stato il nome piu’ azzeccato da dare
a un orfanotrofio di ben 170 bambini meravigliosi e “reali” nelle emozioni che
erano in grado di trasmettere. Il piano
iniziale del mio viaggio africano prevedeva solamente due settimane in
orfanotrofio e un successivo trasferimento nella capitale Accra per uno stage.
Mi sono bastate due ore nel nuovo
ufficio per capire che quello non era il posto dove avrei voluto passare
quattro settimane e sono tornata al “mio” orfanotrofio. La scelta migliore che
potessi fare. Ho iniziato a vivere i bambini nella loro quotidianita’ nelle
loro difficolta’ che, scegliendo di stare con i piu’ piccoli ( da 4 mesi a un
anno e mezzo), non sono state poche. Ogni mattina appena arrivavo c’erano dieci
minuti di cammino con il piccolo Junia che a un anno e mezzo si ritrova
impossibilitato a camminare per problemi alla schiena..qualche esercizio anche
con la piccola Rushida e era poi il turno di cambiarli tutti e giocare con loro
( senza giochi inizialmente e in una stanza di 6 metri quadrati).
La dimensione del tempo in Africa assume significati
controversi..ero consapevole che il tempo stesse volando eppure le giornate
trascorrevano inesorabilmente lente, scandite da un tempo che non esiste. Si
vive come sospesi in una dimensione che noi occidentali fatichiamo a capire e
all’inizio ad accettare. E in un luogo dove le lancette non esistono si
imparano a vedere altre facce della medaglia ad apprezzare momenti che prima
sembravano intervalli fra le mille faccende che impegnano il mondo occidentale.
I ganesi non sanno calcolare il tempo, non portano orologi e la cosa sembra non
sfiorarli minimamente. Vivono con le ore del sole, alle cinque i primi galli
iniziano a richiamare l’attenzione e alle 7.30 di sera iniziano a spegnersi le
poche candele rimaste..
..Non ho mai visto amare cosi’ tanto dei bambini come
nell’orfanotrofio. Posto che amare significa prima di tutto dedicare il proprio
tempo e le proprie attenzioni li’ sono presenti sette giorni su sette per 365
giorni all’anno sei ganesi che si occupano della gestione del Royal Seed. L’impegno
non e’ sempre facile, il Ghana rimane un paese povero e privo di quella cultura
che potrebbe, per esempio, aiutare a non far “sfornare” figli che poi vengono
troppe volte abbandonati. Ma l’ottimismo e la fede totale e assoluta che dominano
in questi posti non lasciano spazio ai rimpianti.
Poi c’e’ l’altra parte quella si stenta a credere con i propri
occhi.. Non e’ stato tutto bello. Non e’ stato tutto entusiasmante. Sono
arrivata almeno due volte a dire basta questo e’ troppo voglio tornare a casa.
Poi ci ripensi guardi gli occhi di quei bambini e capisci che gia’ sara’ dura
lasciarli figuriamoci farlo prima del tempo…e loro sorridono, sorridono sempre
e comunque..non ho visto versare una lacrima nonostante il caldo, le ferite, le
infezioni, la malaria, la febbre molto alta..
Ho sentito storie terrificanti di madri folli e assassine, di padri
violentatori, di bambini abbandonati nei posti piu’ assurdi e nonostante un
primo momento in cui avviene lo scontro con la realta’ poi la voglia di
aiutarli e di iniziare a vivere per loro diventa quasi un imeperativo morale. Ascoltando le loro esigenze e me stessa ho
iniziato a capire che volevo fare di piu’ per loro. Dall’Africa ho iniziato a
chiedere aiuti all’Italia in primis di tipo economico perche’ cio’ che manca e’
cibo, medicine, pannolini e vaccini per i piu’ piccoli. E la solidarieta’,
sebbene sia stata di pochi, ha permesso di fare molto. Sicura che tornero’ presto nella mia Africa
nel frattempo non mi resta che raccontare di questa immensa parte di mondo
sconosciuta ai piu’.
Guendalina Anzolin
1 comments
27 Maggio 2015 14:12
Brava Guendalina! Ti fa onore! Sei una persona buona.
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