Free Mind

Heather Parisi

La mia faccia perduta su Facebook

Posted 27 Settembre 2011

Mettendo ordine alle numerose mail che mi arrivano ….. mi sono imbattuta su quella sottostante …. Non ricordo se l’ho già pubblicata …. Né se lo degnata di una risposta …… Ma mi piace e voglio condividerla con Voi e sapere cosa ne pensate ….

 

È solo questione di coraggio........

My beloved Heather, ho voglia di raccontarti questi miei pensieri senza un perché e senza il bisogno estremo di conferme, ma per il solo piacere di raccontarti di me.

È il 12 Settembre 2010 e mi trovo sulla pagina iniziale del social network più conosciuto e frequentato al mondo: Facebook.  Mi compare una richiesta d’amicizia come se l’amicizia fosse davvero un legame che confermi o ignori con un semplice click. È una ragazza di nome B.M. che non conosco. Di solito evito accuratamente chi non conosco, ma quella richiesta d’amicizia era accompagnata da un messaggio: “accettami, sono una bella persona”. E così per curiosità confermo e inizio a chiacchierare con la mia nuova amica virtuale. Mi racconta la sua vita (reale o presunta?!?), mi dice che trascorre le giornate su Facebook e sugli altri social network in cerca di amici che spesso non ha mai visto e che certamente mai vedrà; sono sconcertata, ma sempre più incuriosita e inizio a porle una serie di domande. Voglio sapere che cosa racconta, che persona si dipinge in chat e soprattutto perché lo fa. La conversazione si chiude dopo un’ora quando rispondendo alla mia ultima domanda, ammette candidamente: “ lo faccio perché posso essere tante persone, perché ogni volta racconto una storia diversa, ma mai quella vera. È entusiasmante”.

Quanti B.M. perdono la faccia su Facebook in questo modo? Quanti usano l’anonimato di una tastiera per apparire come qualcun di diverso da quello che si è realmente?  È poi così difficile accettare sé stessi? Penso che i social networks siano strumenti potentissimi che vanno usati con parsimonia e attenzione avendo ben chiaro nella propria mente fino a che punto spingersi.  Ti danno la possibilità di scegliere chi essere, te stesso o miliardi di altre persone. Non voglio passare per moralista. Noi ragazzi del XXI secolo usiamo Facebook e ci piace farlo e in questo non siamo altro che  figli della nostra epoca, dei nostri tempi. Viviamo in simbiosi con il nostro cellulare e non possiamo fare a meno del computer e di ogni altro gadget elettronico ci dia l’illusione di essere un un po’ meno soli. Siamo bravissimi a comunicare tramite Facebook, Netlog, Msn, ma abbiamo perso per strada alcuni valori. Non apprezziamo più il piacere di scrivere una lettera su un pezzo di carta, perché in questo mondo che apprezza solo l’immediato e non ama la riflessione, la mail è più veloce e pratica. Se ti piace un ragazzo lo aggiungi su Facebook senza l’imbarazzo di chiedergli come si chiama. Eppure non siamo persone peggiori. Sicuramente siamo più fragili e più insicuri. Qualcuno, come B.M. forse cade in un abisso, ma sono sicura che anche lei troverà la forza di uscirne perché noi giovani siamo spesso sottovalutati e abbiamo capacità inaspettate. Ci manca l’esempio per tirarle fuori.


Nieztche diceva che “ quando guardi dentro a un abisso, l’abisso ti guarda dentro”. Quando l’abisso che porta alla perdita di se stessi avrà guardato dentro alla mia amica virtuale allora anche lei si renderà conto di quanto sia importante stringere la mano a un’amica reale.


Per concludere credo che sia solo una questione di coraggio. Ci sono persone che impiegano la loro vita per trovare la forza di essere sé stessi.  Abbiamo il diritto e soprattutto il dovere di essere chi siamo veramente, perché vivere non vuol dire sopravvivere alle spalle di persone che non esisteranno mai, “vivere richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare” ............( Ode alla vita, Pablo Neruda).

1 comments

27 Maggio 2015 14:18

Facebook va usato con la testa e non sempre chi ha testa dentro ha un cervello... Grazie Heather per NON essere, volutamente, su facebook...

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